Alimentazione|9 maggio 2016 12:46

L’obesità infantile

L’obesità infantile è uno dei problemi più frequenti in età pediatrica e suscita sempre maggiore preoccupazione, perché ha raggiunto davvero livelli allarmanti. Negli ultimi due decenni, infatti, il numero di bambini con problemi di peso si è praticamente duplicato.

Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2010, circa 43 milioni di bambini sotto i 5 anni di età erano in sovrappeso e di questi circa 35 milioni vivono in Paesi in via di sviluppo. I bambini obesi hanno maggiori probabilità di rimanere tali in età adulta – il rischio varia tra 2 e 6,5 volte rispetto ai bambini magri – e l’obesità è un fattore di rischio per importanti patologie croniche come le malattie ischemiche del cuore, l’ictus, l’ipertensione arteriosa, il diabete tipo 2, le osteoartriti e alcuni tipi di cancro (corpo dell’utero, colon e mammella).

Da un’indagine promossa dal Ministero della Salute nel 2010, emerge che in Italia sono oltre un milione i bambini in sovrappeso e 400 mila gli obesi, rispettivamente il 22,9% e l’11,1% di tutti i bimbi tra gli 8 e i 9 anni. La più elevata concentrazione di obesità si conferma nelle città del sud, confermando di massima quanto già rilevato nel 2009. Nelle regioni del Mezzogiorno, infatti, si arriva a punte di sovrappeso e obesità del 48%, come nel caso della Campania, mentre al Nord questa percentuale si abbassa, fino ad arrivare al 15% di Bolzano.

Dall’analisi emerge altresì che le cause sono quasi sempre attribuibili a comportamenti alimentari sbagliati. Per esempio, il 9% dei bambini salta la prima colazione e il 30% fa una colazione sbilanciata in termini di carboidrati e proteine; il 68% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante; 1 bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura, pari al 23%, mentre il 48% consuma ogni giorno bevande zuccherate e gassate.

Tali dati dimostrano che un bambino può diventare obeso non solo perché mangia troppo, ma anche perché mangia male, preferendo cibi molto calorici, ricchi di zuccheri e grassi, associati a bevande dolci. I grassi, invece, dovrebbero fornire mediamente il 25% delle calorie totali, con prevalenza di quelli di origine vegetale, soprattutto olio extravergine d’oliva, mentre la maggior parte delle calorie, il 55/60%, dovrebbe venire dai carboidrati quali pasta, pane, riso, che impiegano più tempo ad essere assimilati e quindi mantengono più a lungo sotto controllo la sensazione di fame.

In realtà, l’obesità infantile è dovuta ad un insieme di concause: non solo la scarsa educazione alimentare, ma anche predisposizione genetica, l’ambiente familiare, le condizioni socioeconomiche e, soprattutto, lo stile di vita sedentario. Come fattore di rischio, infatti, non deve essere sottovalutato la ridotta attività fisica o la sedentarietà. L’esercizio fisico è di fondamentale importanza per il bambino che cresce, in quanto, oltre a farlo dimagrire, lo rende più attivo, contribuendo a ridistribuire le proporzioni tra massa magra e massa grassa. L’esercizio fisico serve altresì a limitare le attività sedentarie come lo stazionamento davanti alla televisione e l’uso eccessivo del computer.

Ma come si calcola una eventuale percentuale di obesità?
La definizione di sovrappeso/obesità nel bambino, nonostante sia più complessa rispetto all’adulto, viene stabilita in relazione al suo peso ideale, calcolato come negli adulti in base al BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea) che è uguale al peso in Kg diviso il quadrato dell’altezza.
Pertanto, un bambino si definisce:

  • obeso: se il suo peso supera del 20% quello ideale;
  • in soprappeso: se supera del 10-20%;
  • super-obeso: se il suo peso supera del 40% i valori normali.

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