Interviste|17 gennaio 2012 15:33

Attacchi di panico, curarli con lo psicoterapeuta

Il dottor Davide Algeri, psicologo e psicoterapeuta, specialista nel trattamento del disagio psicologico e nel fornire efficaci e rapidi interventi terapeutici per la gestione di disturbi d’ansia, ossessivo-compulsivi, sfera sessuale e dovuti alle dipendenze (shopping compulsivo, internet, gioco d’azzardo, social network) ci spiega qual è il ruolo dello psicoterapeuta, la diffidenza verso la figura dello psicologo, cosa sono e come combattere gli attacchi di panico.

Di che cosa si occupa nello specifico lo psicoterapeuta?
Lo psicoterapeuta, a differenza dello psicologo che tendenzialmente svolge attività di valutazione, diagnosi e sostegno psicologica, riesce ad andare “oltre”, in quanto possiede in più gli strumenti e le tecniche per intervenire sul problema e creare un cambiamento del vissuto del paziente, sia sul piano psicologico (creare benessere, ristrutturando il punto di vista) che comportamentale (guidare verso comportamenti più funzionali o bloccare quelli disfunzionali). Per far ciò interviene sulle percezioni della realtà, sui vissuti, sui sintomi, sulla comunicazione, sulle relazioni, sulle reazioni, sugli stati emotivi. Il fine ultimo dello psicoterapeuta deve essere sempre quello di rendere la persona in grado di camminare da sola, con le proprie gambe.

Quali sono le principali problematiche che deve affrontare quotidianamente con i suoi pazienti?
In genere tutte quelle tipologie di problemi, personali o relazionali, che in genere arrecano un disagio più o meno forte e nella maggior parte dei casi, non permettono di vivere il quotidiano nel modo desiderato. A volte infatti, non è necessaria una terapia, ma bastano pochi incontri, da un lato per uscire dal problema e dall’altro per evitare che lo stesso possa cronicizzarsi producendo un danno maggiore. Volendo individuare i disturbi più diffusi tra questi ritroviamo quelli legati all’ansia (panico, fobie, ossessioni), alla sessualità, alle dipendenze e i problemi relazionali.

Come è cambiato negli ultimi anni l’approccio dei pazienti con la sua disciplina?
Nonostante attraverso le nuove tecnologie e internet, la psicologia si stia diffondendo tra la gente comune, in Italia, purtroppo, bisogna ancora fare tanto per abbattere i pregiudizi nei confronti dell’intervento psicologico e della figura dello psicologo. Il timore di essere giudicati “pazzi” e, dunque, la paura di una stigmatizzazione da parte della società e, ancora, la tendenza a sottovalutare l’importanza della sofferenza “psicologica” rispetto a quelle malattie che generalmente vengono considerate di natura puramente fisiologica, conducono le persone a posticipare o addirittura a rinunciare alla possibilità di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. A partire da queste premesse, è fondamentale per abbattere i pregiudizi presenti nell’immaginario collettivo, diffondere il più possibile una cultura psicologica semplice e a portata di mano, che sia orientata al benessere. Una psicologia quindi che fornisca soluzioni e strategie per affrontare la giornata, per gestire quello che accade, le emozioni, le sofferenze, le relazioni. In questo il ruolo del professionista psicologo/psicoterapeuta risulta fondamentale nel guidare la persona verso uno stile di vita più funzionale, sempre tenendo presente che dovrà essere il paziente a percorrere quella strada.

Come riconoscere, prevenire e combattere gli attacchi di panico?
Vi sono dei sintomi specifici che si presentano durante un attacco di panico, come la mancanza di aria, il sudare freddo, l’intensa paura di morire o di perdere il controllo, le palpitazioni e chi ne soffre per la prima volta, spesso, non è in grado di riconoscerli. In genere in questi casi la persona, prima di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, passa prima dal medico. In questo senso lo psicologo/psicoterapeuta può essere visto alla pari del medico che misura la pressione, come colui che conosce bene il panico ed è in grado di “misurarlo” e di trovare le soluzioni per venirne fuori. A livello di prevenzione, sarebbe opportuno intervenire già dalle prime avvisaglie. Sia ben chiaro, può capitare a chiunque di sperimentare un attacco di panico nella propria vita, ma questo non vuol dire che siamo in presenza di un problema. Si trasforma in problema nel momento in cui si crea l’ansia anticipatoria (paura della paura) o continuano a susseguirsi ripetuti attacchi che portano la persona a evitare sempre più le situazioni o ad affrontarle solo con l’aiuto di qualcuno, fino al punto di generare nel tempo qualcosa di cronico. E’, inoltre, importante sapere che il panico non è una malattia, ma una reazione errata ad un allarme che il corpo ci invia e proprio per questo motivo è possibile porvi rimedio grazie alla psicoterapia, che può insegnare a mettere in atto dei comportamenti funzionali, interrompendo invece quelli disfunzionali che nel caso del panico, come per altri tipi di problematiche, contribuiscono a peggiorare le cose.

Disordini alimentari: quali sono secondo Lei i fattori scatenanti?
In una società dove l’immagine esteriore svolge un ruolo così centrale, dove la parola successo equivale ad essere perfetti sotto tutti i punti di vista, in particolar modo, sul piano estetico, la presenza di un incremento dei disturbi del comportamento alimentare, non stupisce. Viviamo, infatti, in una società all’interno della quale, per sentirsi accettati dagli altri, è necessario talvolta rispettare degli standard estetici “omologati” (essere magri, tonici, attivi) che vanno inevitabilmente ad oscurare le caratteristiche peculiari di una persona e a minare, l’autostima di quei soggetti insicuri, predisposti a percepirsi come inadeguati e con un forte senso di disagio per la propria immagine. Il desiderio di apparire perfetti, dunque, li spinge verso la strada dei disturbi del comportamento alimentare, attraverso i quali, la persona può esercitare una forma di “controllo” del cibo, del piacere e della propria immagine. Chi soffre di questo tipo di problemi, cerca infatti di trovare nel cibo il piacere del controllo o della perdita del controllo, cosa che non riesce ad avere in altri aspetti della propria vita o nelle relazioni. Mi riferisco ad esempio a chi soffre di anoressia, che riesce ad anestetizzare ogni minima forma di piacere, o a chi soffre di bulimia, che “gode” del lusso del piacere, abbuffandosi senza freni.

I disturbi sessuali: in che modo si può intervenire con la psicoterapia?
I disturbi sessuali oggi sono sempre più diffusi, ma grazie alla psicoterapia, è possibile intervenire per sbloccarli, riattivando una sana sessualità. In genere, alla base di questi disturbi, escludendo ovviamente quelli che derivano da cause organiche, vi è la tendenza a trasformare qualcosa di naturale e spontaneo come l’atto sessuale, in qualcosa di volontario e che funzioni a comando, creando un effetto paradossale. Mi riferisco ad esempio ai problemi legati all’impotenza o all’anorgasmia, in cui la persona cerca rispettivamente di controllare volontariamente la propria performance o il piacere, finendo per non riuscire più a gestirlo e per vivere l’atto in modo frustrante e fallimentare. L’obiettivo in psicoterapia, e precisamente in terapia breve strategica, consiste nel ristabilire quella naturalezza dell’atto stesso, attraverso stratagemmi in grado di liberare la persona dal disfunzionale controllo del pensiero.

Le nuove dipendenze legate alla globalizzazione e alla rete. Come combatterle?
E’ possibile combattere le dipendenze operando su diversi livelli. A livello preventivo, ad esempio, attraverso campagne di sensibilizzazione che informino sugli effetti delle dipendenze e che invitino ad un uso consapevole delle nuove tecnologie e della rete. Mi riferisco in particolar modo agli adolescenti, nei confronti dei quali un ruolo fondamentale svolgono anche i genitori che hanno il compito di monitorare il tempo che questi trascorrono ad esempio con i videogames o su Facebook e al contempo l’utilizzo che ne fanno. Un discorso a parte merita di essere fatto per chi soffre di dipendenza “conclamata”, dove l’intervento risulta essere diverso. In questo caso è utile una psicoterapia che miri a circoscrivere il problema, cercando dei piaceri alternativi o ancora i gruppi psico-educativi.

Quale consiglio darebbe agli internauti che cercano in rete la risoluzione a problematiche mediche, sia lievi che complesse?
Personalmente suggerisco di utilizzare internet come primo livello di accesso alle informazioni. Internet è sicuramente una grande risorsa, ma ricordiamoci che c’è chi ha studiato per riconoscere un frutto buono da uno cattivo (informazioni vere versus informazioni false) e molto spesso, l’internauta, non avendo il bagaglio di conoscenze necessarie per operare questa discriminazione, finisce per peggiorare ulteriormente il proprio problema. Su internet, infatti, si trovano spesso pareri discordanti rispetto ad uno stesso argomento, e questo in genere non fa altro che aumentare i dubbi e le perplessità. Non dimentichiamoci inoltre che uno stesso quesito può essere visto da prospettive diverse e proprio per questo va inserito nel contesto in cui si sviluppa. Di conseguenza non si possono trovare soluzioni specifiche su internet ed è quindi consigliabile chiedere sempre il parere di un esperto.

Riferimenti:
Dottor Davide Algeri
Psicologo e Psicoterapeuta
Studio privato Milano: via Gulli, 45 (Zona San Siro); via Soperga, 41 (Zona Stazione Centrale)
Sito: www.davidealgeri.com

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1 Commento

  • Io non ho mai sofferto di attacchi di panico, ma una volta sono rimasto bloccato su una barca con alcuni amici. Nonostante non ci fosse reale pericolo e il clima fosse un po’ teso ma controllato, scoprii che una delle mie amiche soffriva di attacchi di panico. Non ce l’aveva mai detto prima, e rimanemmo un po’ tutti scioccati dal vederla stare così male, colpita da una cosa così improvvisa e in grado allo stesso tempo sia di paralizzarla ma anche di farle perdere completamente il controllo.
    Ricordo che i giorni seguenti tutti noi che eravamo stati con lei su quella barca le chiedemmo come si sentisse, perché l’immagine di quanto era stata male era ancora ben presente nei nostri occhi. Nonostante lei tendesse a minimizzare, ci raccontò di tutte le altre volte che le era capitato. La spingemmo a vedere se in giro c’era qualcosa che poteva consultare o acquistare per tentare di conoscere meglio questo disturbo e, possibilmente, imparare a controllarlo.
    Non voleva partire con qualcosa di troppo forte tipo terapie, farmaci o quant’altro, così dopo diverse ricerche abbiamo conosciuto il Dr. Giacconi di aspeera.it che le ha dato alcuni consigli iniziali per acquisire informazioni sull’argomento (questi, per la cronaca).
    In realtà ci ha raccontato che dentro non si limitavano solo a discutere il problema, ma offrivano anche degli spunti per risolverlo che a lei sono stati molto utili per imparare a controllarsi prima e durante gli attacchi. Se può essere di aiuto a qualcuno come è stato per lei….io lo spero.

Rispondi a _federico_

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