Salute|5 febbraio 2015 14:07

Dopo i 50 anni, in agguato fratture e artrosi dell’anca

L’anca o articolazione coxo-femorale è la struttura dell’arto inferiore deputata ad unire il femore col bacino. Essa appartiene alla famiglia delle enartrosi, le articolazioni più mobili del corpo umano, ed è costituita da due superfici sferiche incastrate tra loro: la parte concava, detta cotile o acetabolo, scavata nell’osso del bacino e la parte convessa che costituisce l’estremità superiore del femore. La forma sferica della superficie fa in modo che l’articolazione possa muoversi in tutti i piani dello spazio e ciò ne spiega la notevole ampiezza dei movimenti. Inoltre, è capace di una grande stabilità, sia grazie al solido incastro della testa femorale nella cavità acetabolare sia a un sistema di legamenti che racchiude l’estremità delle ossa.

Come tutte le articolazioni portanti, ossia responsabili della deambulazione e del sostegno del peso corporeo, è soggetta a pressioni elevatissime durante il suo funzionamento. Questo rende indispensabile il mantenimento di una forma perfettamente sferica, di un adeguato rivestimento cartilagineo e di una opportuna lubrificazione. Quando questo delicato equilibrio entra in crisi, l’anca diventa dolorosa e rigida, portando quasi subito alla claudicazione e a una limitazione dell’autonomia di movimento.

La regione del collo femorale (il femore è l’osso più voluminoso dello scheletro e si collega al bacino proprio attraverso il collo e la testa) è particolarmente esposta a fratture a causa della sua conformazione e del carico a cui è sottoposta. Nei giovani e negli adulti, questa condizione è supportata da un buon grado d calcificazione dello scheletro; al contrario negli anziani, a causa della diminuzione della quantità di tessuto osseo e delle modificazioni della sua composizione minerale, la regione del collo femorale risulta notevolmente indebolita.

Le fratture del collo femorale, infatti, colpiscono con assoluta prevalenza le persone oltre i 70 anni e il progressivo innalzamento della durata media della vita ha determinato un aumento di questo tipo di affezione. Se si verifica in età giovane o adulta è bene considerare l’eventuale presenza di malattie responsabili della diminuzione della resistenza meccanica del collo femorale, quali metastasi ossee, cisti ossee di natura benigna e rare malattie congenite.
Le fratture si verificano molto spesso a causa di traumi di modesta entità, come la caduta accidentale, in seguito della quale la persona avverte un dolore lancinante all’inguine e non riesce a rialzarsi. L’intervento chirurgico è l’unica cura per queste fratture che consiste nella sintesi della frattura (unione con chiodi e placche metalliche dei frammenti ossei), nella sostituzione con una protesi metallica dell’intera articolazione (artroprotesi totale) o della sua parte femorale (endoprotesi).

L’artrosi dell’anca, una patologia degenerativa molto diffusa, invece, colpisce di più le persone dalla cinquantina in su e fa la sua apparizione quando la cartilagine articolare si consuma ed espone la struttura ossea che sostiene.
I sintomi possono andare da una leggera scomodità fino a forti dolori accompagnati da immobilità.

La coxalgia, ossia il dolore che origina dall’anca, è localizzata tipicamente all’inguine, talora al gluteo, e non è infrequente la sua irradiazione lungo la coscia fino al ginocchio. E’  maggiore al mattino, si attenua con il movimento, si può risvegliare dopo sforzo e generalmente si allevia durante la notte. Successivamente la funzionalità articolare diventa limitata, prima dal dolore, poi dagli ostacoli di natura meccanica, che possono impedire lo svolgimento delle normali attività o rendere difficili anche le abituali funzioni della vita di relazione.
Il trattamento dell’artrosi dell’anca si concentra sulla diminuzione dei dolori ed il miglioramento della mobilità dell’articolazione. Quando i metodi di trattamento di conservazione non riescono a procurare il sollievo ricercato, si può prendere in considerazione l’impianto di una protesi totale d’anca.

La coxalgia nell’adulto può essere il campanello d’allarme di una coxartrosi (ovvero l’artrosi dell’anca), di un conflitto femoro-acetabolare, di una necrosi cefalica. La palpazione nelle regioni dolenti non è di solito in grado di risvegliare il dolore, poiché l’articolazione è molto profonda e non può essere raggiunta neppure attraverso una digitopressione particolarmente energica. Quando la palpazione permette di identificare dei punti di dolorabilità, l’anca verosimilmente non è ammalata, mentre possono esserlo i tessuti molli circostanti.

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1 Commento

  • sono 10 anni che ho un dolore all anca mi sono fatto tutti i tipi di esami pero nessun dottore non ha capito il problema che ho a chi mi devo rivolgere

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