Salute|18 settembre 2014 15:24

La Bulimia e quella fame da bue

La bulimia (dal greco boùlimos, fame da bue) è un patologico aumento del senso di fame, anche con totale assenza del senso di sazietà. E’, nella maggior parte dei casi, un disturbo dell’alimentazione di origine nervosa, le cui cause risiedono in un disturbo psichico incentrato su un’alterata percezione della propria immagine corporea.

L’ingestione di grandi quantità di cibo, con vere e proprie abbuffate, accompagnata dalla sensazione di non riuscire in alcun modo a controllare la propria alimentazione è il principale sintomo di questo disturbo dell’alimentazione che, spesso, è seguito da atteggiamenti di compensazione, come vomito autoprovocato, abuso di lassativi e diuretici, eccessiva attività fisica, digiuno e frequente atteggiamento antisociale.

Ed è proprio in base a questi comportamenti che la bulimia nervosa si distingue in bulimia nervosa con condotte di eliminazione e bulimia nervosa senza condotte di eliminazione. Nel primo caso, il comportamento compensatorio più frequente è l’autoinduzione del vomito per ridurre il senso di nausea che segue l’abbuffata ed evitare un aumento di peso. Nella bulimia nervosa senza condotte di eliminazione, invece, i comportamenti di tipo compensatorio sono rappresentati dal digiuno nei giorni seguenti l’abbuffata e dalla pratica eccessiva di esercizi di tipo fisico.

Anoressia e bulimia sono le due facce dello stesso disturbo alimentare che si trasforma nella maggior parte dei casi in un drammatico disagio che solo l’intervento di uno o più specialisti riesce a spezzare. Solitamente, infatti, ad un atteggiamento anoressico, cioè rifiuto del cibo, se ne alterna uno bulimico, cioè di appetito vorace. In questi casi, la bulimia si presenta come sintomo di più profondi e complessi disturbi della personalità: tramite il bisogno di mangiare si coprono altri bisogni e pulsioni che il soggetto non riconosce, di cui non  consapevole e che, fondamentalmente, non accetta.

Talvolta la bulimia coesiste con altre patologie di tipo psichiatrico come l’autolesionismo, il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo e i disturbi dissociativi dell’identità. L’età di insorgenza della patologia è generalmente quella adolescenziale e la malattia colpisce prevalentemente, come nel caso dell’anoressia nervosa, i soggetti di sesso femminile.

I sintomi primari della bulimia sono una costante ossessione di tenere sotto controllo il peso e il cibo, mentre l’erosione dello smalto dei denti e l’abrasione del dorso delle mani, causato dalla ripetuta introduzione delle dita nella gola, sono indicatori comuni della tendenza a procurarsi il vomito. Il mangiare smodato e il purgarsi o il vomitare viene spesso fatto in segreto perché il soggetto si vergogna del proprio comportamento, ma si sente costretto a continuare per tenere sotto controllo il proprio peso.

Le principali conseguenze sulla salute dei soggetti bulimici sono i traumi all’apparato gastroenterico, causati dal vomito autoindotto, erosione dello smalto dentale, disidratazione. Spesso insorgono anche squilibri ormonali che portano, nelle donne, ad amenorrea (mancanza del ciclo mestruale) e squilibrio elettrolitico, una grave carenza di potassio e sodio causata dai meccanismi compensatori, che può portare ad aritmie cardiache e anche alla morte.

La bulimia può essere, tuttavia, originata anche da squilibri organici. Disturbi al tubo digerente, quali ulcera gastrica e duodenale, malattie metaboliche, tra cui diabete, obesità e gotta, e dell’apparato endocrino, come ipertiroidismo e la sindrome ipoglicemica possono presentare, infatti, questo disturbo come sintomo.

L’approccio terapeutico può essere sia di tipo psicologico sia di tipo farmacologico: il primo può prevedere sedute di psicoterapia individuali, familiari o di gruppo, mentre il secondo prevede cure a base di farmaci antidepressivi o riduttori dell’appetito.

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