Interviste|11 gennaio 2012 17:56

Le difficoltà relazionali nell’epoca del web

Il dottor Domenico Giuseppe Bozza, psicologo e consulente in sessuologia, è da sempre convinto che il motore di tutte le cose della vita sia la relazione e la sua benzina la comunicazione. E ancora “Non esiste vita se non esiste condivisione e contatto quotidiano con gli altri. Altrimenti vi è solo mera e pietosa esistenza”.
Autore di testi, articoli e manuali sulla psicologia e la formazione, tra cui “L’orientamento. Cervelli umani a confronto tra psicologia e servizi”, “Mappe concettuali e formazione professionale” e “Psicologia, comunicazione, coppia, sessualità, vizi”, il dottor Bozza intervistato per Salute Italia.

Quali sono le maggiori problematiche alle quali oggi lo psicologo deve trovare soluzione?
Per rispondere a questa domanda è opportuno innanzitutto sottolineare il fatto che, così come nell’ambito medico, anche in quello psicologico si deve analizzare non solo la problematica, ma la persona che tale problematica porta. Uno stesso problema, infatti, può essere affrontato in molteplici modalità a seconda della personalità, delle esperienze, degli strumenti posseduti da chi chiede aiuto. Fatta questa doverosa premessa, la maggior parte delle problematiche diffusesi negli ultimi anni hanno a che fare con parole come “autostima”, “ansia”, “stress”, “motivazione”, cui spesso si associano difficoltà relazionali e nella vita sessuale. Una problematica specifica, è legata per lo più al concetto di “tempo”. Molto spesso capitano persone che hanno una mentalità troppo farmacologica, nel senso che ci si è abituati nel tempo a pensare che, grazie ad una medicina, il sintomo sparisce e si sta meglio. In ambito psicologico purtroppo non è così, poiché il sintomo è un piccolo pezzo di un quadro sintomatologico che necessita di un approccio graduale e che vuole il suo tempo per una iniziale individuazione del corretto percorso da seguire e, finalmente, di un miglioramento o soluzione.

Come è cambiato negli ultimi anni l’approccio dei pazienti con la sua disciplina?
Esistono fondamentalmente due parole che hanno da sempre avvolto la figura dello psicologo: diffidenza e fiducia. Solo negli ultimi decenni la Psicologia si è liberata del pesante fardello che la voleva intimamente legata alla Filosofia. Come se la parola non avesse un suo peso, lo psicologo con lo spettro filosofico alle spalle era più visto come appartenente alla sfera delle discipline letterarie, piuttosto che di quelle cliniche o mediche. La diffidenza si sta quindi vincendo attraverso un’opera di intervento di questa figura all’interno di contesti dove c’è ben poco di filosofico/letteraio e molto di clinico. Basti pensare alle equipe multidisciplinari negli Hospice per la cura ed il supporto a malati cronici (oncologici, AIDS, ecc.) o alle perizie effettuate in contesti giudiziari oppure ancora all’intervento in territori flagellati da disastri ambientali (la psicologia dell’emergenza). Il secondo aspetto è la fiducia. Essa si instaura sempre piu’ spesso attraverso il cosiddetto passaparola, poiché già si è restii nell’accettazione di un proprio disagio; mettersi nelle mani di una persona, seppur competente, diventa un vero è proprio “dono” che lo psicologo deve saper cogliere, perché ha a che fare con una sensibilità e una emotività già duramente provata.

Quali sono le problematiche legate alla sfera esistenziale degli adolescenti?
Essenzialmente l’insicurezza per il futuro ed in alcuni casi la paura di confrontarsi. La mancanza di modelli di riferimento, la presenza di situazioni ed un confronto col mondo adulto oramai ricco di fragilità, non fa che costantemente infragilire anche il loro mondo. In una società dell’apparire, poi, e dove paga assai spesso lo scarso impegno, vengono a mancare anche gli stimoli allo studio con inevitabili ripercussioni negli abbandoni scolastici o nella ricerca affannosa di lavori che poi risultano sottopagati o per niente tutelanti il loro futuro. Esiste anche un aspetto legato alle conoscenze distorte che spesso gli adolescenti hanno in relazione alla vita sessuale che porta poi ad un lavoro doppio quando occorre togliere ciò che è stato acquisito in forma errata per istruire in modo corretto un adolescente che sempre più acquisisce dalla Rete e non da genitori, insegnanti o esperti.

Lei ha affrontato il tema, sempre attuale, del disagio vissuto dai bambini e dai minori in caso di separazione o divorzio. Quale consiglio si sente di dare a chi è in procinto di separarsi?
E’ fondamentale non perdere mai di vista il concetto di “ruolo”. Una cosa è essere marito e moglie ed un’altra essere padre e madre. Se non si va più d’accordo in un rapporto è giusto, se si son fatti dei tentativi per risolvere certi problemi, adire a vie legali per una separazione. Ma senza mai dimenticare che in una grande percentuale di casi, un figlio assume su se stesso le colpe della separazione. Pensa di essere lui la causa e quando questo si fissa diviene poi complicato riuscire ad intervenire, poiché si instaurano meccanismi conflittuali di varia natura. Un’altra parola su tutte è il dialogo cercato magari con la mediazione di un professionista competente, che sappia dipanare la matassa che si è venuta a creare, affinché la rabbia lasci il posto alla consapevolezza.

Come consulente sessuale, quali sono i più diffusi problemi di coppia e come sono cambiati nel corso degli anni?
Dal punto di vista maschile, i problemi più diffusi sono la “disfunzione erettile” (un tempo chiamata impotenza) e l’ “eiaculazione precoce“. Dal punto di vista femminile, sono l’anorgasmia ed un ridotto o alterato vissuto verso la propria sessualità. Alla base di tutto c’e’ il dialogo, la comunicazione, che assai frequentemente non c’e’ neppure con se stessi. Questo disagio si interseca con un desiderio sessuale sempre più portato all’esasperazione dalla fretta, dalla frenesia, dal volere tutto e subito. In altre parole, potremmo dire che quello che un tempo avevamo col corteggiamento, oggi viene bruciato da rapporti mordi e fuggi e dal donare poche opportunità di confronto, materializzando tutto e, ovviamente, fallendo nel momento stesso in cui la sessualità non è il sesso. L’agito sessuale, cioè, è atto fisico che dovrebbe derivare da una conoscenza che non c’è, ma che invece pone i soggetti in una posizione più di sfogo libidico che di confronto e condivisione del piacere.

Quale consiglio darebbe agli internauti che cercano in rete la risoluzione a problematiche mediche, sia lievi che complesse?
Di consultare innanzitutto i siti degli Ordini Professionali degli Psicologi, presenti in ogni regione. Che siano poi capaci di confrontarsi con più persone e non solo affidarsi alla prima persona che si incontra nel Web. E’ importante poi sentire la voce, vedere con occhi un professionista, poiché l’intesa, la fiducia, lo spirito collaborativo è alla base di qualsiasi rapporto professionale che con lo psicologo si intraprende. Infine, mi piace ricordare che occorrerà sempre sottolineare la netta differenza tra una figura come lo psichiatra e quella dello psicologo. Quest’ultimo può approcciare anche problematiche ‘minori’ che assai spesso, una volta risolte, riescono anche a creare quell’importante effetto potenziamento a tutta la persona nel suo insieme.

Riferimenti:
Dott. Domenico Giuseppe Bozza
Psicologo in Roma e Consulente Sessuale
Studio privato Ostia: Via Lucio Lepidio, 4 Sc. C – Lido di Ostia (Roma)
Studio privato Roma: Via Po, 22 – Roma
Sito: www.psicheserena.it

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